DANIMARCA

Tour 2002

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 GIOVEDI’ 18 LUGLIO 2002
Si parte, finalmente le vacanze!
Il sospirato viaggio in Danimarca inizia a snodarsi di fronte a noi. Sono  passate da poco le ore 20, prima tappa San Bernardino; ci si ferma per la notte al solito posteggio autostradale.  Ci accostiamo ad un Tir per farci proteggere dal rumore dell’autostrada.  Poche ore di notte ed è già mattina.

 

VENERDI’ 19 LUGLIO 2002

Un buon caffè nero per svegliarci del tutto, una rapida colazione ed eccoci di nuovo in autostrada per il trasferimento più lungo. La meta è Gottingen nel nord della Germania. L’autostrada è poco trafficata, si riesce a tenere una buona media oraria senza affaticarsi particolarmente. Verso sera cerchiamo in Gottingen il campeggio. Non avendo l’indirizzo chiediamo ad alcuni passanti, che ci indicano vagamente la strada. Chiediamo ancora ad un automobilista fermo ad un semaforo, che ci comunica che in città non c’è nessun campeggio. Scatta il verde, svoltiamo a sinistra seguendo la prescrizione stradale, un po’ confusi perché non sappiamo dove andare. Con sorpresa al semaforo seguente ci raggiunge, scendendo dalla sua automobile, l’automobilista che avevamo interpellato. Gentilmente ci indica un campeggio presente poco a sud della città e ci dà tutte le istruzioni per giungervi. Giunti a Gransfeld, questo il nome della località, non siamo accolti dal gestore, perché chiediamo una sola notte di permanenza. Stanchi e innervositi, adocchiamo sull’atlante, poco a nord, (uscita 71 autostrada A 7) il segno di un altro campeggio.     Fiduciosi ci avviamo. Giunti a Hardegsen chiediamo ospitalità per la notte. Chi ci accoglie è un cordiale signore di mezza età, che è meravigliato e contento di ospitare degli italiani, che sanno parlare anche un po’ il tedesco.

 

SABATO 20 LUGLIO 2002

Il trasferimento odierno è breve. La meta è Lubecca, visita della città e pernottamento nei suoi dintorni.

I lavori stradali e l’esodo per il fine settimana dalle due grandi città industriali di Hannover e Amburgo, che sono lungo il nostro tragitto, allungano enormemente i tempi del viaggio. Arriviamo a Ivendorf nel tardo pomeriggio, avendo viaggiato alla velocità media di 40 km/h. Lubecca rimane una meta per il prossimo viaggio, città da raggiungere certamente non di sabato!

 

                                 DOMENICA 21 LUGLIO 2002

Di buon mattino partiamo per raggiungere solleciti Puttgarden, porto di imbarco per la Danimarca. Contrariamente a quanto immaginavamo non c’è attesa al traghetto. Stivata la roulotte, saliamo sul ponte dove, seduti su comode seggioline, gustiamo la traversata. 
Poco prima dell’approdo preleviamo delle corone danesi e poi, scesi nella stiva, ci prepariamo a sbarcare. Approdati a Rodbyhaven riprendiamo l’autostrada con meta Kobenhaven (Copenaghen). Prima particolarità di questo paese: anche in pieno giorno bisogna tenere accesi i fari anabbaglianti. Kobehaven è situata su un’isola posta più a nord, collegata a quella precedente da un ponte. Anche a Kobenhaven al campeggio dove ci rivolgiamo non troviamo posto per cinque notti. Il gestore ci indica un altro campeggio più a nord in località Naerum.  

Giuntivi, sistemata la roulotte, santifichiamo la domenica leggendo insieme le letture della messa.

Nel pomeriggio inforchiamo le nostre biciclette e facciamo una sgroppata sciogli gambe di 25 km…... ....... ma dov’è la piatta Danimarca?  Se è vero che non ci sono montagne, è pur vero che il territorio è un gran susseguirsi di dune sabbiose, ora coltivate con meticolosa cura, ora selvaggiamente ricoperte da una fitta vegetazione arborea, che rappresenta degnamente il magico bosco delle fiabe, che in questo paese sono nate.

 

LUNEDI’ 22 LUGLIO 2002

    Ci svegliamo sotto il forte ticchettio della pioggia, che da ieri sera scende incessantemente. La giornata a Kobenhaven ci appare subito improponibile. Indecisi sul da farsi, guardiamo fuori dai finestrini  e ci sorprende il continuo via vai degli imperturbabili danesi che, sotto questo diluvio, muniti al massimo di un impermeabile, con calma si muovono per il campeggio sbrigando le faccende mattutine.

Ribattezziamo questa gente “popolo della pioggia” e, incoraggiati dalla loro regolata dinamicità, riorganizziamo la nostra giornata ponendoci come meta la città di Roskilde, l’antica capitale.

In autostrada, una lentezza di riflessi dovuta un po’ al traffico, un po’ alla pioggia che riduce la visibilità, un po’ alla segnaletica stradale diversa da quella a noi usuale, ci fa perdere la deviazione e ci troviamo immessi nella corsia verso Kobenhaven.

Recuperiamo la giusta direzione seguendo le indicazioni che troviamo in città. Vediamo così la periferia dell’unica metropoli danese. Sono tristi quartieri di case costruite con mattoncini grigiastri, i cui muri sono inframmezzati da piccole finestre quadrate. Quale contrasto con i sobborghi distinti da villette ben tenute, dotate di ampie verande, che lasciano intravedere arredi semplici, ma ben curati nei particolari!

La città di Roskilde domina il fiordo omonimo, dal centro dove si erge l’austera cattedrale, che è chiusa. Scendiamo lungo un percorso pedonale verso il porto, dove visitiamo il padiglione delle navi vichinghe. E’ un museo in parte coperto, dove sono conservate le navi, che questo antico popolo aveva affondato nel fiordo per difendersi dagli attacchi dei norvegesi, e in parte è all’aperto, dove si ricostruiscono le imbarcazioni, sulle quali è anche possibile navigare il fiordo.   Ritorniamo a Naerum risalendo la costa occidentale dell’isola, che poi tagliamo trasversalmente più a nord rispetto il viaggio di andata.

 

MARTEDI’ 23 LUGLIO 2002

 Il cielo è ancora imbronciato, ma per ora non piove. Ci prepariamo e raggiungiamo la fermata del bus per Kobenhaven. Puntualissimo arriva, paghiamo 35 corone a testa, l’equivalente di 4,50 € e ci accomodiamo. Il viaggio dura circa mezz’ora, scendiamo alla piazza del municipio, punto di partenza consigliato dalle guide per la visita della città.

    Ci incamminiamo lungo lo Stroget, la via pedonale che taglia il cuore della città. Siamo contornati da frotte di  turisti che, come noi, guida alla mano e naso all’in su, iniziano il pellegrinaggio verso i monumenti consigliati. Constatiamo che le vie del centro di ogni grande città europea non si differenziano più. Sono un susseguirsi di negozi caratterizzati dalle firme degli stilisti,che propongono modelli simili, illudendo il compratore di essere unico e originale. Ci soffermiamo esaminando i prezzi. Il confronto con quelli italiani gioca a nostro favore. Troviamo conferma con quanto si dice, cioè che il costo della vita in Danimarca è decisamente più elevato; lo constatiamo di persona quando, a fine giornata, in un supermercato facciamo rifornimento.

Il pranzo di mezzogiorno, quest’oggi, non sarà “al salto” come ieri, ma in uno dei ristoranti tipici, che si affacciano sul canale Nyhaven. Lo percorriamo tutto e guardiamo i menù esposti: cerchiamo un ambiente caratteristico, un menù di specialità, prezzi ragionevoli. Troviamo risposta ai nostri desideri nel locale Cap Horn. Il vento teso e freddo ci consiglia di pranzare all’interno del locale. Scendiamo tre gradini di pietra e dietro una porta blu di legno si apre davanti a noi la saletta da pranzo: è già abbastanza piena, ma sembra aspettarci, avendo libero un tavolino per due, in un angolo illuminato dalla finestra che dà sulla strada. Con l’aiuto di un piccolo vocabolario cerchiamo di capire il contenuto dei piatti. Scegliamo tartine di pesce con salse agro-dolci per Giuseppe e patè caldo con verdure miste per Paola.Terminato il pranzo, continuiamo la visita della città per il porto verso la sirenetta.

    Sulla strada di ritorno entriamo in una chiesa non pubblicizzata, ma cattolica, dove ringraziamo il Signore per la vacanza che ci sta donando e chiediamo la grazia della prima visita.

Torniamo infine alla piazza del municipio e rientriamo a Naerum.

 

MERCOLEDI’ 24 LUGLIO 2002

E’ il primo giorno di vacanza che ci svegliamo spontaneamente, sono le ore 9 e 45’! Che bella dormita! Ci sentiamo davvero riposati, pronti per un’altra giornata turistica. Il cielo è ancora imbronciato, l’aria è fresca, la destinazione è sempre Kobenhaven. 

Oggi ci muoviamo in automobile, perché ultimata la visita della città vogliamo recarci a Dragor, un suo sobborgo meridionale, antico villaggio di pescatori, fino a qualche anno fa porto di partenza dei traghetti diretti a Malmo in Svezia, oggi, dopo l’apertura del ponte che collega la capitale con la città svedese, ritornato quieto borgo di mare.

Posteggiamo l’auto in un grande posteggio sotterraneo vicino al municipio. Riprendiamo il giro della città da dove l’avevamo interrotto ieri: castello di Christianborg, vecchia borsa, quartiere latino, torre rotonda, sulla quale saliamo per avere la visione dall’alto di tutta la città. Il panorama è gradevole, ma non eccezionale, perché vecchio e nuovo si mischiano in modo disordinato.

Avendo fatto una buona colazione, per pranzo ci accontentiamo di un dolcetto accompagnato da un bicchierone di caffè.Il pomeriggio ci riserva ore di caldo e di sole, che ci fanno apprezzare la pittoresca Dragor.

 

GIOVEDI’ 25 LUGLIO 2002

Ci svegliamo di buon mattino perché desideriamo fare la prima escursione in bicicletta. Il cielo non è incoraggiante, grosse nubi nere lo coprono quasi completamente, lasciando solo piccoli squarci di azzurro. C’è vento: in quota le nuvole si muovono veloci in direzione sud-est e nella loro fuga sembrano scusarsi per il disturbo che ci hanno arrecato finora. Decidiamo di intraprendere comunque la gita, prepariamo i panini per il pranzo, nelle borse mettiamo i kways quindi, prese le biciclette, ci avviamo lungo la pista ciclabile che ci condurrà ad Helsingor, la cittadina che chiude a nord lo stretto di Kattegat e dista solo pochi chilometri dalla costa svedese.

La ciclabile è ben segnalata, per un breve tratto si snoda in una sede propria immersa in un bosco di faggi, poi continua lungo il mare, affiancata dalla strada, ma separata da essa da uno spartitraffico. La pedalata è sciolta, i chilometri scorrono veloci nonostante la presenza di un vento teso, che spazza definitivamente il cielo, regalandoci la prima giornata di estate nordica.

Ogni tanto ci si ferma perché la sensibilità artistica di Giuseppe è stimolata da un’inquadratura, che non può non essere immortalata per ricordare e raccontare questa vacanza.

Giungiamo a Helsingor all’ora di pranzo e ci dirigiamo subito al castello di Kronborg, una fortezza protesa sul mare, costruita nel medioevo per far pagare il pedaggio ai naviganti lo stretto.

Più tardi, in città, ci colpisce il grande affollamento delle vie centrali che, diversamente dal solito, sono un susseguirsi di negozi che vendono alcolici a prezzi alti, ma evidentemente competitivi rispetto a quelli svedesi. Si delinea davanti a noi un quadro umano, che sarebbe meglio non esistesse. Uomini, donne, giovani, anziani, si affollano negli empori e ne escono carichi  di casse di birra, di scatoloni di vini, di bottiglie di liquori. I più mettono la  merce acquistata su dei carrelli, altre persone, dall’aspetto più signorile, celano il loro prezioso carico dentro i trolleys. Alcuni non resistono alla sete e si concedono subito una bevuta. Riprendiamo le biciclette e ripercorriamo a ritroso la strada. Giungiamo a Naerum nel tardo pomeriggio, avendo percorso circa 70 km.

 

VENERDI’ 26 LUGLIO 2002

 Questo è un giorno dedicato al trasferimento dall’isola di Sjaelland a quella di Odense. Le due isole sono collegate tra loro da un lungo ponte a pedaggio. Il tempo è ancora instabile, una leggera pioggerellina a tratti bagna il viaggio, che però termina all’ora di pranzo con un sole  ritrovato.

Siamo giunti sul capo più settentrionale dell’isola a Fyns Hoved. Il campeggio è molto ampio, vaste estensioni erbose, separate da basse siepi, lo suddividono in settori. Ci sistemiamo e dedichiamo la mezza giornata rimanente alle vicende domestiche.

 

SABATO 27 LUGLIO 2002

La giornata di oggi è per la città di Odense. Giunti cerchiamo in una fornita libreria l’atlante stradale del paese, per poter viaggiare con maggiore dimestichezza anche sulle strade secondarie. Poi iniziamo il giro della città incominciando dalla chiesa cattolica, anche per prendere nota della messa prefestiva. La troviamo chiusa, ciò non ci sorprende più di tanto, perché in questo paese si sente che c’è una forte scristianizzazione. Le chiese, anche quelle evangeliche, che sono la maggioranza, se non sono chiuse, sono utilizzate per concerti e mostre; molte sono sconsacrate e sono occupate da ristoranti. Quello che ci sorprende è che non è prevista la messa prefestiva, mentre sono indicate le celebrazioni domenicali. Domani leggeremo ancora insieme le letture previste dalla liturgia.

La città non merita particolari citazioni: ha una struttura  industriale con edifici per lo più popolari.

 

DOMENICA 28 LUGLIO 2002

Anche oggi il sole illumina un cielo terso e trasparente. L’aria fresca del mattino rapidamente si scalda e dà senso all’estate.

Verso mezzogiorno ci organizziamo per un’escursione in bicicletta lungo le ciclabili della penisola del Fyns Hoved. Il giro si presenta subito impegnativo sia per il vento a tratti contrario, che ostacola il nostro procedere, sia per il fondo stradale molto ruvido, adatto al gelo invernale, ma poco ospitale nei confronti dei ciclisti, sia per i continui sali-scendi, che segnano il profilo di questa terra, formata da dune sabbiose.

Il panorama è però incantevole e ripaga abbondantemente della fatica. Immersi nei colori e nei profumi della terra e del mare, tra case variopinte dai tetti di paglia e  mulini a vento ancora utilizzati, viviamo dentro un quadro naif.

Lungo le strade si trovano cartelli che invitano a comperare direttamente dal produttore: kartoffeler, agurken, aerter, cioè patate, cetrioli, piselli, lì messi a disposizione con accanto la cassettina per deporre l’importo. E’ evidente che il popolo danese è prevalentemente onesto: nessuno si azzarda a prendere la merce senza pagare, né ruba la cassa!

Ci stupisce vedere la golosità che hanno i danesi per i piselli, che mangiano crudi, aprendo il baccello  staccandoli poi con i denti. Così proviamo anche noi, il gusto delicato di questo legume è apprezzabile anche al naturale. Seppur maestri in cucina, riportiamo in Italia una nuova conoscenza.

Dopo aver percorso quasi 50 km, verso sera rientriamo al campeggio.

Destiamo la curiosità degli stranieri quando, verso le diciannove, iniziamo a preparare la cena, mentre loro hanno già completato il riordino delle stoviglie. Passando lungo il vialetto lanciano occhiate furtive verso la nostra tavola; forse si aspettano di vedere i famosi spaghetti….. invece la nostra cena distrugge il mito italiano: riso bollito, wurstel e patate al cartoccio!

Anche se la notte qui nel nord Europa in questa stagione non vuole scendere, ci corichiamo presto, perché la gita di domani ci impone una sveglia mattutina.

 

LUNEDI’ 29 LUGLIO 2002

Ore 7: sveglia, sguardo rivolto al cielo: tutto sereno! Si conferma la gita all’isola di Langelands, che è posta a sud-est rispetto a quella di Odense ed è collegata ad essa tramite un ponte. Ci prepariamo, carichiamo in automobile le biciclette e dopo 70 km la raggiungiamo. Qui l’itinerario ciclabile che seguiamo va da Lindelse e Bagenkop, la punta più meridionale, rinomata per le sue falesie di terra.

    Il percorso ciclabile si snoda con continui sali-scendi all’interno dell’isola tra terre tutte coltivate, che in questo periodo dell’anno stanno rendendo moltiplicato il tesoro che era stato loro affidato. A tratti la strada offre scorci sul mare, solcato da innumerevoli barche a vela, anzi è meglio dire vissuto da tanti natanti. Infatti i danesi sono proprio gli eredi dei vichinghi di cui conservano la passione e l’abilità per la navigazione.     Non c’è paese costiero che non abbia il suo porticciolo e il traffico di cabotaggio è continuo. Per moltissimi danesi la barca è la seconda casa.

    Giunti sul capo, ai piedi di una falesia, pranziamo in riva al mare che, limpido e tranquillo, invita a fare il bagno. Giuseppe si rammarica di non aver indossato il costume e si accontenta di bagnare i piedi.

Sotto un sole bruciante, che arrossa ancor di più la pelle già provata dall’irradiazione di ieri, ripercorriamo a ritroso la ciclabile. Anche oggi abbiamo fatto una bella pedalata di 50 km abbondanti!

 

MARTEDI’ 30 LUGLIO 2002

Il trasferimento odierno ci riporta sul continente: dall’isola di Odense viaggiamo verso la penisola dello Jylland e ci fermiamo ad Arhus, la seconda città della Danimarca. L’autostrada si apre davanti a noi libera dal traffico. Il campeggio è a Lisbjerg, che dista meno di 10 km dalla città. Entrandovi ci sorprende il silenzio del parco giochi dei bambini, altrove molto frequentato per i grandi palloni gonfi di aria sui quali per tutto il giorno i piccoli scalzi saltano e fanno piroette. Scopriamo poi la ragione di tutto questo: in uno spazio riparato c’è la piscina!

  

MERCOLEDI’ 31 LUGLIO 2002

 Visita della città di Arhus. Il centro storico è attualmente un grande cantiere, dove si sta realizzando l’isola pedonale. Partendo dalla stazione ci dirigiamo verso la chiesa cattolica, che ovviamente è chiusa, proseguiamo lungo il corso principale fino al duomo luterano. Vi entriamo che è quasi mezzogiorno, nel giro di qualche minuto si anima, nel transetto prendono posto i fedeli, lavoratori in pausa pranzo, che intonano un canto: l’atmosfera è davvero coinvolgente!

Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita del museo all’aperto, un luogo dove è stata ricostruita la città e la sua vita nell’epoca del suo sviluppo commerciale, avvenuto nel XVII secolo.

Al rientro in campeggio scopriamo che nello spazio dove alloggiamo sono arrivati due equipaggi italiani, sono i primi connazionali che incontriamo, purtroppo si distinguono per gli schiamazzi.

 

GIOVEDI’ 1 AGOSTO 2002
Proseguiamo il viaggio verso nord e raggiungiamo nell’arco della mattinata Skagen, che è situata sulla punta della penisola dello Jylland. Il viaggio autostradale è piacevole, il paesaggio è vario, sono molto belli gli attraversamenti dei profondi fiordi, sul fondo dei quali si affacciano le città di Randers, Hobro, Alborg.
Skagen è una cittadina di mare, meta turistica e vacanziera. Il campeggio è molto frequentato. Ci viene assegnata una piazzola abbastanza vicina alla spiaggia, che però non si vede, perché alle spalle del litorale delle dune naturali, coperte da rose selvatiche, riparano la piana retrostante dalle mareggiate. Nel pomeriggio facciamo una lunga passeggiata lungo la battigia fino al faro e poi oltre fino alla punta estrema della penisola, dove si incontrano i mari dei due stretti danesi.

Il sole è caldo, l’acqua è limpida, non si può non camminarvi dentro per un po’, per percepire la sensazione tattile dei due moti ondosi che si incontrano: quello calmo e morbido del Kattegat e quello agitato e sferzante dello Skattegat.

Verso sera un teso vento d’oriente accumula minacciose nubi nerastre sopra di noi.

 

VENERDI’ 2 AGOSTO 2002

Vento e pioggia torrenziale sono stati la colonna sonora della notte appena trascorsa, ciò nonostante ci svegliamo riposati e speranzosi in una bella giornata. Alzati gli scuri della roulotte, si presenta ai nostri occhi una lugubre giornata, che sembra novembrina. Abbiamo di fronte due alternative: partire anticipando la tappa successiva o fermarci concedendoci un giorno di relax, confidando in un domani migliore per effettuare il giro ciclabile alle dune mobili.

Optiamo per la seconda ipotesi. In mattinata, cogliendo un momento di pausa della pioggia, facciamo una passeggiata a piedi fino al centro di Skagen, dove ci sorprende un altro acquazzone.

Come altri turisti cerchiamo riparo e lo troviamo nel negozio di Marcus, un emporio commerciale che vende abbigliamento maschile e che, con i suoi grandi tendoni esterni e l’ampio ingresso aperto sembra invitare i passanti a fermarsi. Il negoziante, inizialmente un po’ indispettito per l’intrusione non interessata, si rassegna. Lo ripaghiamo della gentilezza acquistando l’ombrello www. Marcus.dk, che terremo in roulotte.

Dopo aver  pregato nella silenziosa chiesa luterana, sotto una pioggerellina sottile rientriamo al campeggio. Nel pomeriggio la pioggia diventa nuovamente intensa e continua, come tutti ci chiudiamo in roulotte e ci immergiamo nella lettura di uno dei tanti libri, che abbiamo portato per i momenti di pausa.

 

SABATO 3 AGOSTO 2002

Convinti di svegliarci come al solito intorno alle ore 8.30, non abbiamo azionato la suoneria dell’orologio. Sono le ore 9.10, quando il ticchettio insistente della pioggia, ci preannuncia un’altra giornata sfavorevole.

Oggi non abbiamo dubbi, si parte lasciandoci alle spalle qualcosa da vedere nel prossimo viaggio. Abbiamo appena agganciato la roulotte all’automobile, quando ci raggiungono un giovane papà danese e  suo figlio di circa dieci anni, chiedendoci se parliamo tedesco. Avuta la conferma, ci chiedono di cambiare delle corone in 10 € italiani, per la collezione del bambino. Con fatica facciamo comprendere loro, che la carta moneta non è distinta secondo le nazioni e che solo le monete si differenziano. Cerchiamo quindi delle monete da 1 € e da 2 €, ma non le troviamo avendole spese nelle tappe fatte in Germania. Grande è stata la delusione del bambino, così come il nostro dispiacere!

Dopo aver saputo la loro futura destinazione e aver rivelato la nostra, augurandoci reciprocamente buon viaggio partiamo: direzione sud, costa occidentale, la meta è il Limfjorden, località Thisted.

Sotto la pioggia battente percorriamo una strada statale a tratti nobilitata dalla margherita, simbolo che contraddistingue le vie paesaggisticamente significative. Nel presto pomeriggio prendiamo posto in campeggio. Siamo su un ampio spazio erboso, che si affaccia alla costa del fiordo, intorno a noi non c’è nessuno. Nel pomeriggio facciamo due passi per la cittadina spenta e deserta, perché qui al sabato tutte le attività, anche quelle commerciali, si fermano a mezzogiorno. Tornati al campeggio prepariamo la cena sul grill.

 

DOMENICA 4 AGOSTO 2002

Ancora cielo grigio e acquerugiola fine e fitta. La lunga gita in bicicletta pensata per oggi non si può fare; carta geografica alla mano studiamo un’alternativa da attuare con l’automobile: la meta è lo sbocco del fiordo sullo Skattegat.

Da Thisted, percorrendo strade secondarie in direzione sud-ovest, passiamo prima per terre ordinatamente coltivate o adibite a pascolo poi, attraverso una zona boschiva residuo del manto arboreo che ricopriva la regione e rimasta a protezione del territorio antropizzato, giungiamo alla fascia costiera, che si presenta come un’ondulata distesa sabbiosa ricoperta da erbe spontanee, le cui conche racchiudono stagni e paludi salmastre, ricettacolo di una numerosa e varia avifauna.

La bocca del fiordo è uno stretto braccio di mare transitabile grazie ad un piccolo traghetto, che fa la spola tra le due rive. Ci mettiamo in attesa sul pontile accodandoci a delle moto di centauri belgi, ad un camper olandese e ad un’automobile danese. Il transito è breve, ma dal ponte passeggeri è possibile vedere l’interessante paesaggio. Approdiamo a Thiboron, un borgo peschereccio, che svolge anche manutenzione nautica. Le case piccole, modeste, incolori, addossate le une alle altre, quasi a volersi proteggere dal vento e dalle mareggiate, sono immerse nel silenzio domenicale, che caratterizza i luoghi non toccati dal turismo. Ci incamminiamo sulla spiaggia in direzione del faro per vedere da vicino la bocca del fiordo. Il litorale è un susseguirsi di bunker di cemento e postazioni di cannone, costruiti dai tedeschi all’epoca della 2a guerra mondiale, come difesa contro l’eventuale sbarco degli alleati. Nella ghiaia abbandonata dalla marea troviamo piccoli pezzetti di ambra, che raccogliamo a ricordo di questa giornata. Continuiamo il tour percorrendo una parte del lato meridionale del fiordo poi, passando per l’isola di Mors, che è collegata al continente mediante due ponti, raggiungiamo il punto di partenza sotto un cielo che si sta aprendo, lasciando sperare in una futura propizia giornata.

 

LUNEDI’ 5 AGOSTO 2002

Sono le ore 8, sotto un cielo ritornato completamente sereno, ci alziamo per prepararci alla gita in bicicletta lungo un itinerario margherita, che percorre quella parte del fiordo chiamata Thisted bredning compresa tra la costa del continente su cui si affaccia Thisted e quella settentrionale dell’isola di Mors, parte dell’isola non visitata ieri.

Iniziamo il giro seguendo la direzione oraria. Dal campeggio su stradine di campagna seguiamo il profilo del fiordo la cui costa è a sua volta interrotta da altri piccoli fiordi. Ne superiamo due le cui rive sono collegate da brevi ponti costruiti a pelo d’acqua. Quelle acque quasi ferme dai bassi fondali ricoperti in parte da canneti e carici ospitano numerose popolazioni di uccelli, che osserviamo nella loro tranquilla quotidianità. Raggiungiamo così la punta di una penisoletta che si protende verso il lembo più settentrionale dell’isola di Mors. Un piccolo traghetto ci porterà sull’isola. Siamo in attesa insieme a due automobili di tedeschi e ad una di danesi. Ci imbarchiamo, il tragitto è breve, ma sufficiente per osservare il paesaggio da una posizione insolita e privilegiata. All’approdo, non essendo venuto il bigliettaio per il pedaggio, gli chiediamo quanto dobbiamo pagare. Egli con un gesto amicale ci fa cenno di scendere; lo ringraziamo e salutiamo, quindi indossato nuovamente il caschetto riprendiamo a pedalare. Il sole ormai alto nel cielo inizia a far sentire tutta la sua energia: la luce intensa crea contrasti cromatici, che trasformano il paesaggio in quadri naturali; il calore dà fuoco alla pelle ancora affaticata dalle precedenti irradiazioni, rovinando le aspettative di una levigata abbronzatura.

Verso le tredici cerchiamo un posticino per consumere il pranzo al sacco e riposarci un po’. Lo troviamo lungo un viottolo sterrato, che dalla strada sale verso un crinale portando nei campi coltivati. Ci fermiamo in un punto che offre un’ampia vista sul fiordo.

Il rientro a Thisted è reso un po’ faticoso dai numerosi camions che, pur di risparmiare qualche chilometro, percorrono le strade secondarie al posto della statale.

 

MARTEDI’ 6 AGOSTO 2002

Dopo la gita di ieri tutta sali-scendi lunga 60 km, ci ritagliamo una giornata di riposo. C’è ancora un sole splendido, in mattinata decidiamo di tornare verso uno dei piccoli fiordi che ornano il grande fiordo per fotografare con il teleobiettivo gli uccelli che stanno tra i canneti…ma più che sorprendere noi loro, sono stati loro a sorprendere noi. Infatti, dopo che Giuseppe ha fotografato ciò che si era prefissato, mentre era appena salito in automobile, è stato richiamato da un rumore inusuale simile a un sibilo fuso con un tonfo. Alzati gli occhi, ecco sorvolare la macchina un grosso cigno bianco che, alzatosi dallo stagno retrostante è andato a galleggiare nella conca del fiordo che era di fronte. L’occasione persa non è stata l’unica, poco dopo percorrendo la stradina di campagna, che ci riportava verso la statale, ecco comparire davanti a noi un bel leprotto che, orecchie ritte e naso vibrante, si arresta in mezzo al viottolo. Il tempo di frenare per non investirlo ed ecco che con un guizzo ci volge le spalle e saltellando velocemente si allontana per il sentiero da dove era sbucato andando a nascondersi in un campo d’avena.

Di pomeriggio ci rechiamo a Thisted per provvedere al nostro sostentamento dei prossimi giorni. Troviamo la chiesa finalmente aperta e la visitiamo. La luminosità di questo edificio, le linee architettoniche snelle, la sobrietà degli arredi, invitano e facilitano la preghiera, che oggi ricorda i cinquant’anni della morte dello zio don Paolo, di cui Paola porta il nome.

Ritornati al campeggio troviamo ospiti nel  “nostro” prato: sono due ragazzi olandesi. Un cenno di saluto e ognuno continua la sua vita. Dopo cena Giuseppe si appresta a preparare la macchina fotografica per una foto insieme prima di lasciare la penultima tappa danese. Gentilmente il ragazzo olandese si offre di scattare la fotografia, inquadra e…pit, pit, pit…clik! Giuseppe lo ringrazia facendogli vedere sul monitor il risultato del suo scatto. E’ ok!

 

MERCOLEDI’ 7 AGOSTO 2002

    “Non tirava un alito di vento, il cielo era tutto sereno…”, così si presenta la mattina della nostra partenza da Thisted. Per compiere l’ultima tappa danese seguiamo in continuazione la statale 11 fino a Skaerbaek, un paese continentale prospiciente l’isola di Romo. Il viaggio scorre tranquillo, man mano che scendiamo verso sud il paesaggio nordico diventa continentale e, se non fosse per i diffusi aerogeneratori e per imponenti chiese bianche che si ergono ai margini dei paesi, sarebbe difficile distinguere questo ultimo lembo di Danimarca dalla regione più settentrionale della Germania.

    Troviamo posto in un piccolo campeggio dall’aspetto modesto, ma ben attrezzato, accolti con gentile ospitalità dall’anziano gestore, che contrariamente alla maggioranza dei danesi non parla tedesco, bensì inglese.    

Spetta quindi a Giuseppe intrattenere le pubbliche relazioni.

Nel pomeriggio visitiamo la città di Ribe, che offre scorci pittoreschi e una piacevole passeggiata lungo il porto canale.

          

GIOVEDI’ 8 AGOSTO 2002

L’ultima giornata in Danimarca è dedicata ad una gita in bicicletta all’isola di Romo. L’isola, insieme ad altre poste a sud di essa e appartenenti alla Germania, ha un profilo che asseconda la costa ad una distanza da essa di circa 20 km, ma dato il basso fondale del braccio di mare è stata unita al continente da un terrapieno il cui primo tratto è sfruttato come pascolo per animali poco esigenti. L’isola si presenta divisa in tre fasce secondo la longitudine. Quella più orientale, che si affaccia al braccio di mare che la separa dal continente, è costituita da dune sabbiose ricoperte di erica, che è tutta in fiore di uno stupendo colore rosa, quella centrale è forestale e nelle pinete sorgono i villaggi turistici, infine la fascia più occidentale, bagnata dal mare del Nord è un ampio arenile il cui fondo compatto offre piste percorribili anche con mezzi gommati.

Pedaliamo quindi sulla spiaggia per circa 10 km in direzione sud. Il mare è lontano qualche centinaio di metri, ma fa sentire la sua presenza inviandoci la sua brezza salmastra. Strada facendo, osserviamo originali sport a vela, che si praticano all’asciutto. Giungiamo quindi ad Havneby sulla punta più meridionale. E’ un porto peschereccio in piena attività. Vediamo da vicino le operazioni di scarico di imponenti quantità di gamberetti che sbarcati dal peschereccio vengono repentinamente portati dentro l’industria conserviera.

E’ l’ora di pranzo, dopo esserci rifocillati al sacco, compriamo del pesce fresco, che sarà la cena di Giuseppe, quindi sotto un cielo ormai livido, sferzati da possenti folate di vento, concludiamo il giro ritornando a Skaerbaek. Abbiamo pedalato per 60 km.

 

VENERDI’ 9 AGOSTO 2002

Inizia il viaggio di rientro a Milano, sono le ore 8 e 15’. Percorriamo le statali 11 e 8 e raggiungiamo l’autostrada E 45 che, con il nome di A 7, ci farà attraversare tutta la Germania. Il traffico  piuttosto intenso ma scorrevole subisce forti rallentamenti presso le città di Amburgo e di Hannover anche a causa di alcuni lavori stradali. Passata Goettingen ci addentriamo nel cuore della Germania. Il tracciato autostradale diventa mosso salite e ripide discese si alternano rallentando un po’ la marcia, ma rendendola però più interessante. In prossimità di Bad Hersfeld un singolare fenomeno atmosferico ci sorprende: nel cielo soleggiato alcune nubi nerastre liberano il loro carico d’acqua, mentre un bell’arcobaleno avvolge l’autostrada, quasi a darci il benvenuto in Germania. E così è. A sera, sui dolci declivi boscosi di queste alture troviamo alloggio a Kirchheim (uscita 87 autostrada A 7). Nel ristorante del campeggio gustiamo una squisita cena tedesca: Gulaschsuppe, Wienerschnitzel mit Pommes Frites und gemischter Salat, Bier, spendendo quello che si avrebbe pagato in Italia per una pizza e una birra.

 

SABATO 10 AGOSTO 2002

Prima della sveglia ci desta la pioggia. E’ inaspettata, perché ci eravamo coricati sotto un cielo sereno. Ci apprestiamo ad un’altra giornata di trasferimento: l’obiettivo è giungere in Svizzera nella zona del San Bernardino. Anche se all’apparenza sembra una monotona giornata di viaggio, si può goderla come un vero giorno di vacanza, se lo si vive con un certo spirito. Ancor prima di lasciare il campeggio vediamo una palla di aculei affiorare sull’erba di una piazzola: è un riccio addormentato…se non piovesse così tanto e non ingombrassimo il viottolo del campeggio con il nostro equipaggio, lo andremmo a vedere da vicino!

Ci immettiamo di nuovo sull’autostrada A 7 direzione sud, passiamo dalla regione dell’Hessen alla Baviera, che ci appare come una tavolozza di un pittore che si è divertito a sciogliere in essa tutti i colori che ha a disposizione. Il tempo alterna schiarite a piovaschi. La marcia scorrevole, facilitata anche dall’assenza del traffico camionale, si arresta bruscamente nella zona di confine tra Germania, Austria, Svizzera. Qui la mancanza di raccordi autostradali tra le tre nazioni convoglia i mezzi su strade statali in una corsia con i logici limiti di velocità.

Verso sera ci fermiamo a Thusis. Il campeggio conferma in termini di qualità/prezzo gli standars svizzeri, che sono pessimi rispetto a quelli degli altri paesi europei. Si tratta tuttavia di una sola notte e ci accontentiamo.

 

DOMENICA 11 AGOSTO 2002

La notte è trascorsa sotto una pioggia intensa che non intende smettere. Di buon mattino ci prepariamo per affrontare l’ultimo tratto di strada, che ci separa da casa. Fa freddo e la grande umidità acuisce questa sensazione rendendola fastidiosa: un motivo in più per accelerare le procedure di partenza.

Accompagnati dalla pioggia costante valichiamo il passo del san Bernardino per poi scendere verso Bellinzona e quindi entrare in Italia da Chiasso. Siamo quasi alla confluenza dell’autostrada proveniente da Como, che stiamo percorrendo, con quella proveniente da Varese, quando dobbiamo rallentare e incolonnarci. Pensiamo ad un incidente stradale, invece siamo deviati verso Varese, a causa dell’allagamento dello svincolo. Con un po’ di disappunto cambiamo direzione. Convinti di invertire la marcia al primo casello che incontriamo, come tutti usciamo ad Origgio. Ma le sorprese non vengono mai sole! Con stupore constatiamo che in questo paese c’è solo la possibilità di uscita, ma non quella di entrata nella direzione opposta. Senza perderci d’animo seguiamo le indicazioni Lainate, Rho, Pero e riprendiamo l’autostrada, che ci porta fino a casa.

Il nostro pensiero non può, tuttavia, non andare ai tanti automobilisti stranieri che come noi si sono trovati costretti a cambiare direzione e sono stati buttati fuori dall’autostrada senza trovare indicazioni chiare per riprendere correttamente la loro marcia. A loro va la nostra solidarietà e l’augurio che questa disavventura rimanga unica nella loro vacanza.